La mostra: La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento

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Ho scelto questa foto per iniziare il nostro racconto dell’ultima mostra di Linea d’Ombra di Marco Goldin – La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento – non solo perché è una bella foto, ma perché è secondo me emblematica di questo percorso narrativo che ahimè ha dato adito a molte, troppe polemiche.

Troppe perché quando c’è in ballo l’arte le polemiche sono comunque troppe. Troppe perchè quando si è al cospetto di autentici capolavori come quelli presenti negli spazi della Basilica Palladiana di Vicenza, criticare la linea espositiva può essere una presa di posizione personale che nulla toglie alla grandiosità dei singoli pezzi, e se proprio non se ne condivide il percorso, l’unico atteggiamento giusto di un amante dell’arte, è quello di porsi di fronte alla singola tela e assorbirla nella sua unicità, facendo di ogni pezzo una esperienza unica. Come comunque è dovuto a pezzi di tale unicità e importanza.

Ma torniamo a noi, perché per iniziare ho scelto proprio la tela di Francisco de Zurbaran raffigurante San Francesco (databile intorno al 1640) proveniente dal Boston Museum of Fine Arts, piuttosto che molte altre presenti sicuramente più famose e anche più vicine al mio gusto personale.

Perchè un particolare di questa tela mi ha colpito in maniera particolare: l’ombra del santo che si staglia sullo sfondo della tela. Nel 1640.

Questo particolare da una incredibile modernità a quest’opera così come il netto stagliarsi della luce rispetto agli scuri. Questa cosa mi ha colpito e mi ha portato indietro e avanti per le sale ripercorrendo il tracciato espositivo in un’ottica diversa.

Si, lo ammetto, non ho seguito i racconti della guida, a dir la verità mi sono completamente estraniata da tutto il gruppo di questo specialissimo evento che Segafredo, main sponsor della mostra e promotore di questa blogger night, ha organizzato permettendoci di visitare la mostra in notturna a porte chiuse accompagnati dal curatore Marco Goldin.

E’ stato Marco Goldin in persona a raccontarci la genesi e la filosofia che sta alla base di questo racconto fatto di opere d’arte che parte dagli Egizi ed arriva ai contemporanei, con una lunga e precisa introduzione.

Ebbene dopo aver osservato per bene l’opera della prima fotografia ho voluto ripercorrere a modo mio la mostra, e ho scoperto che che invece che un ode alla notte io ci vedo un inno alla luce.

La luce che disegna in maniera impressionante e spesso dolorosa gli stati dell’anima, ma comunque luce.

Penso alla Pesca Notturna di Fitz Hugh Lane o le tele di Homer e persino le incisioni di Piranesi: è comunque la luce a dare la via d’uscita da quello stato opprimente che al primo sguardo ti attacca.

Penso ai meravigliosi uomini fatti di luce: quelli di Wyeth, quelli di Music, quelli di Bacon.

Penso alla luce accesa dell’emporio di Hopper. E io ci vedo la speranza.

Però la mostra La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento non l’ho pensata io bensì il geniale Marco Goldin, quindi credo che vi interesserà ben di più sapere come lui descrive questa importante esposizione

 

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Si tratta di una mostra dedicata al tema della sera e della notte nella storia dell’arte, ma non è un percorso dedicato alla rappresentazione della notte solo da un punto di vista naturalistico, non dedicata semplicemente a una notte di carattere romantico, ma anche una notte intesa come un fatto eminentemente interiore e spirituale.

E nel tema della notte vi è un continuo dialogo tra luoghi e spazi diversi, spazio inteso anche come tempo, estensione del pensiero, della memoria, del sogno. Non a caso la mostra infatti parte con opere con circa 5000 anni di storia, una quantità di tempo che può fare paura ma che ti trasporta in un grande flusso, lo scorrere del nostro tempo interiore.

La notte è esperienza di un transito, di un passaggio dello spirito. Il rapporto che viene evocato attraverso immagini tra opere situate lontanissime a livello temporale. Il primo esempio è il bassorilievo di Lopez Garcia, contemporaneo, affiancato  alla bellissima testa di Tutankhamon. Una vicinanza non di certo temporale, ma dove si trova la medesima tensione,  lo stesso fluire del tempo.

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Nel 500 e nel 600 la notte diventa un luogo in cui le storie vengono raccontate: storie spesso religiose, le vite dei santi, la nascita notturna di Gesù, l’adorazione, la salita al calvario, la crocifissione. Sempre immerse in questi paesaggi notturni.

Parlando di notte il tema del nero nell’incisione è un tema al quale non si può sfuggire, e quindi Goldin  sceglie a rappresentarlo il più grande incisore di tutti i tempi: Rembrandt. La notte diventerà descrizione assoluta di un luogo e uno stato con il romanticismo, evolvendo mano a mano fino ad arrivare ai grandi realisti, dove la mostra affianca  Francia e America.

Si passa ai pittori impressionisti e poi fino al 900 dove si dimostra che dipingendo la realtà si può essere assolutamente astratti, quasi metafisici.

Nella penultima sala troviamo i grandi pittori astratti dove la rappresentazione della notte diventa fino in fondo la rappresentazione del luogo che è dentro di noi, frequentabile senza confini. La notte come pensiero.

L’ultima stanza: 9 capolavori che rappresentano la mostra in una stanza “In queste sere e notti ci si perde” la intitola. La notte non esiste per se stessa ma esiste come esperienza della storia dell’uomo.

Siamo quindi partiti dalla storia dell’uomo di migliaia di anni fa e finisce con il grande cipresso che esce dalla tela di Van Gogh, dove due persone camminano per capire come la notte è espressione di un silenzio, abitato.


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La mostra: La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento ultima modifica: 2015-02-11T09:31:30+01:00 da patrizia

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