Il porto di Valencia: architetture

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Se si dice 32° America’s Cup la memoria porta al 2007 e porta a una città di cui abbiamo già parlato più volte: alla città di Valencia.

Se tutta la città ha beneficiato di questa importantissima manifestazione sportiva, la zona del porto è quella che fra tutte ha cambiato completamente faccia, è qui infatti che abbiamo scattato questa foto ad un tombino che porta impresso l’avvenimento.

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La zona del porto di Valencia è stata interamente ridisegnata. Capannoni industriali e magazzini sono stati sostituiti da una moderna infrastruttura portuale:  un porto-canale di 800 m di lunghezza e di 80 m di larghezza, e tutto intorno un grande parco urbano di 1.000.000 dove vi si trovano ristoranti, negozi, spazi espositivi, giardini  piste ciclabili, parcheggi sotterranei, oltre ovviamente alle basi dei 12 team velici  e le strutture di supporto per l’evento.

L’evento ha avuto una portata di oltre 6 milioni di visitatori, e i radicali interventi fatti in questa zona della città hanno permesso una gestione fluida di questi enormi flussi.

Il centro simbolico del porto di Valencia e’ costituito dall’edificio Veles e Vents dell’architetto britannico David Chipperfield, progettato in collaborazione con lo studio catalano b720 Arquitectos

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Ma un’altra grossa sfida architettonica e’ rappresentata dal disegno delle basi veliche dei vari team iscritti alle regate della America’s Cup

Queste sono state costruite lungo il semicerchio della “darsena interior” del porto di Valencia, dove sono tutt’ora visibili. La particolarità è data dal fatto che, all’ interno di un programma funzionale comune, le basi veliche dei team si differenziano tutte l’una dall’altra: ognuna con una propria diversa filosofia progettuale

Se il team cinese ad esempio ha optato per una totale trasparenza con la maggior parte delle aree visibili dall’esterno, al contrario la Nuova Zelanda si è isolata il più possibile seguendo la tradizionale segretezza che contraddistingue uno sport  altamente competitivo come quello della vela, in cui qualunque miglioramento tecnico delle imbarcazioni e’ molto spesso visto come segreto da custodire con ogni precauzione.

Discorso a parte va fatto per base velica di Luna Rossa progettata per Prada al porto di Valencia da Renzo Piano.

“Chi nu se straggia ninte”- qui non si butta via niente- è stato scritto a mano da Renzo Piano nel suo dialetto genovese su una delle vele di facciata della base.

Le facciate della base di Luna Rossa infatti sono costituite da un vero e proprio “patchwork” di rande e fiocchi usate in precedenti regate, memoria storica per i membri del team, tagliati, riassemblati ed incollati  a rivestire una struttura di telai rettangolari.

Un’ idea romantica con dei geniali risvolti funzionali: infatti le 50 vele in kevlar e fibra di carbonio utilizzate (per una superficie totale di 3.100 mq) opportunamente pre-tensionate, rendono i pannelli maggiormente elastici e resistenti alla dilatazione termica, nel contesto climatico mediterraneo di Valencia.

Inoltre la trasparenza delle vele permette alla luce naturale diffusa di filtrare all’interno durante il giorno, creando condizioni lavorative ideali, e di rilucere all’esterno tramite un sistema di retroilluminazione durante la notte, che trasforma il padiglione velico in una grande e leggera lanterna.

Sebbene girare per il porto di Valencia ora non possa essere minimamente paragonato al vivere le emozioni dell’America’s cup, tuttavia sarebbe davvero un peccato non fare una lunga passeggiata ad ammirare queste costruzioni magari continuando a camminare fino ad incrociare in più punti il tracciato del gran premio e subire così il fascino di un lato inedito del grande sport: quello del silenzio dell’attesa.valencia (9 di 33)

 

 

 

 

Il porto di Valencia: architetture ultima modifica: 2014-01-17T10:03:42+01:00 da patrizia

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